
L'Arabia Saudita può essere una destinazione impegnativa per le donne. Essendo un Paese islamico e rigido, impone molte restrizioni ai suoi cittadini, soprattutto alle donne. Tuttavia, sotto la guida dell'attuale principe ereditario Mohammed bin Salman Al Saud, il Paese ha visto una serie di trasformazioni e processi di modernizzazione. Molte delle restrizioni che influenzavano la vita quotidiana sono state tolte, facilitando la permanenza per gli stranieri, specialmente per le donne.
Evoluzioni recenti in Arabia Saudita
Le donne saudite hanno ottenuto il diritto al voto soltanto nel 2015. Fino al 2018, anno in cui è stata varata una legge che autorizza le donne a prendere la patente, era loro vietato guidare.
In passato era vietato che uomini e donne non imparentati si relazionassero in spazi pubblici. Attualmente, questo tipo di interazione è permesso, purché non includa effusioni. Dal dicembre 2019, il Ministero degli Affari Municipali e Rurali ha eliminato l'obbligo per ristoranti e aziende di mantenere aree separate per uomini e famiglie.
Tra il 1976 e il 2016, la vita pubblica e privata era soggetta alla sorveglianza della Mutawwa-Hai'a, conosciuta anche come la Commissione per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio (CPVPV). Questa forza, nota come polizia religiosa, si occupava di far rispettare gli orari di preghiera, il codice di abbigliamento e le norme morali. In passato aveva grande autorità e poteva arrestate i trasgressori. Dal 2016, le sue competenze sono state ridimensionate. Sebbene esista ancora, oggi ha un ruolo molto più marginale: non può più arrestare o chiedere alle persone di identificarsi, ma solo segnalare eventuali violazioni alla polizia.
Nonostante i progressi citati, il Paese resta conservatore. Le donne devono comunque attenersi a rigide regole sul comportamento e sull'abbigliamento, stabilite dalle normative sulla decenza pubblica.
Norme sull'abbigliamento per le donne
In base alle leggi sulla decenza attualmente in vigore, le donne devono indossare abiti che coprano almeno spalle e ginocchia. Non è più obbligatorio il velo né l'abaya (una lunga tunica scura sopra gli abiti). Tuttavia, molte donne continuano a indossare l'abaya, per passare inosservate. Pur non esistendo il vincolo legale di coprirsi il capo, in alcuni luoghi o occasioni potrebbe essere richiesto, come segno di rispetto.
Vivere nei compound in Arabia Saudita
Molti stranieri scelgono di vivere nei compound, ovvero complessi residenziali chiusi e sorvegliati, che offrono numerosi servizi interni come piscine, palestre, negozi, bar e persino asili. Questi ambienti offrono maggiore libertà e permettono di conservare uno stile di vita simile a quello occidentale.
Per le donne straniere, vivere in un compound è più semplice: tutto è raggiungibile a piedi, e le interazioni sociali con altri espatriati sono più agevoli. Inoltre, all'interno di queste comunità , le restrizioni sono molto meno severe: le donne possono vestire liberamente e socializzare con gli uomini.
Sebbene non riflettano pienamente la realtà locale, i compound aiutano ad affrontare lo shock culturale iniziale e a favorire le interazioni sociali.
Famiglia e matrimonio in Arabia Saudita
Nel Paese non esiste un diritto civile in ambito familiare: questioni come matrimoni, divorzi e affidamenti sono regolati dalla Sharia.
Le donne saudite necessitano del consenso del loro tutore maschile (padre, fratello, ecc.) per sposarsi o separarsi. Fino al 2019, gli uomini potevano divorziare senza nemmeno informare la moglie, lasciandola senza tutele economiche. Una nuova legge ha ora vietato questa prassi.
L'affidamento dei minori è un tema delicato.
Nota importante:
L'Arabia Saudita non aderisce alla Convenzione dell'Aia sulla sottrazione internazionale dei minori e non ha accordi con molti Paesi in questo ambito. Gli espatriati nel Regno sono soggetti esclusivamente alla giurisdizione locale.
La Sharia stabilisce che il tribunale debba assicurarsi che i minori crescano secondo i principi islamici. Le madri straniere raramente ottengono l'affidamento esclusivo. Se la madre è musulmana araba, può averlo solo se vive stabilmente in Arabia Saudita o se il padre non è musulmano.
Per le controversie familiari tra non musulmani, i tribunali sauditi tendono a delegare ai Paesi d'origine o a espellere le famiglie per evitare controversie legali.
In linea generale, una madre può avere la custodia di figli maschi fino ai nove anni e delle femmine fino ai sette, ma i giudici hanno margine di discrezione. Anche quando la madre ottiene la custodia fisica, quella legale resta al padre, che decide su spostamenti e residenza dei figli.
La custodia può essere revocata se la madre lascia il territorio, si risposa con un non musulmano o vive con persone estranee alla cerchia familiare. In caso di decesso o assenza del padre, la custodia passa al suo parente maschio più prossimo, anche se il de cuius aveva espresso volontà contraria.
Salute delle donne in Arabia Saudita
All'inizio, orientarsi nel sistema sanitario saudita può sembrare complicato, ma con un po' di ricerca scoprirai che le cliniche private offrono buoni servizi. Ci sono però delle restrizioni che devi conoscere.
È possibile ottenere contraccettivi, anche se in alcune farmacie può essere richiesto il certificato di matrimonio, dato che i rapporti extraconiugali sono vietati. Nelle grandi città , in genere non viene richiesto. Se vuoi stare tranquilla, puoi farti prescrivere la pillola dal medico.
La pillola del giorno dopo è disponibile solo su presentazione di ricetta medica, ma non tutti i dottori la prescrivono.
L'aborto è legale solo in casi particolari.
Per usufruire dei servizi di maternità bisogna essere legalmente sposate. Anche per la visita di conferma della gravidanza viene richiesto il certificato di matrimonio. Se sei incinta e non sposata, è fortemente consigliato partorire all'estero.
A parte queste limitazioni, i servizi medici sono completi e l'erogazione è soggetta a copertura assicurativa. Alcuni pacchetti includono anche corsi pre e post parto.
Lavoro e imprenditoria al femminile
Fino a poco tempo fa, le donne avevano un ruolo marginale nell'economia saudita. Con la Vision 2030, voluta dal principe Mohammed bin Salman, sono ora incoraggiate a partecipare attivamente al mondo del lavoro.
Nel 2023, oltre un terzo dei lavoratori sauditi era donna, superando l'obiettivo del 30% previsto dal piano.
Nel mondo degli affari, le donne saudite rappresentano attualmente quasi il 40% degli imprenditori registrati.
Sebbene ci siano stati progressi, le problematiche restano, come il divario salariale: le donne guadagnano in media più del 50% in meno degli uomini, a parità di mansioni.
Fare affari in Arabia Saudita come donna straniera può essere complicato. In passato, le donne non potevano nemmeno entrare nel Paese senza un accompagnatore maschile e i locali pubblici avevano ingressi separati. Molte di queste norme sono state abolite, ma la mentalità impiegherà più tempo a cambiare.
In ambito professionale, può essere utile farsi accompagnare da un collega uomo o un contatto locale. È importante affermare subito il proprio ruolo e le qualifiche professionali.
Costruire rapporti d'affari duraturi è più complesso per le donne. Per esempio, invitare colleghi maschi a pranzo, o frequentarsi in modo informale dopo il lavoro, non è una pratica comune.
Dal 2019, le donne non devono più avere l'autorizzazione del tutore per lavorare. Non possono però svolgere mansioni pericolose come nell'edilizia o nell'estrazione mineraria.
La coesistenza lavorativa con uomini è permessa, ma l'azienda deve garantire servizi separati (bagni, aree pasti e preghiera) e sicurezza adeguata.
In sintesi, vivere in Arabia Saudita come donna straniera richiede adattamento. È importante informarsi, partecipare a forum dedicati agli espatriati e pianificare ogni dettaglio per facilitare il soggiorno.
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